
Il progetto pilota dell’Azienda USL di Ferrara, attivato in via sperimentale per tre mesi con otto infermieri in servizio su cinque ambulatori in quattro zone di riferimento
Da lunedì 6 dicembre sono entrati in servizio a Ferrara gli infermieri di famiglia e di comunità (Ifec). Una nuova figura professionale che intende essere sempre più al fianco dei cittadini per un’assistenza personalizzata a tutto tondo.
Il progetto pilota dell’Azienda USL di Ferrara, attivato in via sperimentale per tre mesi con otto infermieri in servizio su cinque ambulatori in quattro zone di riferimento, è uno dei primi operativi in Italia e verrà successivamente implementato per coprire tutto il territorio provinciale ferrarese con 33 infermieri formati appositamente per questo ruolo.
Il servizio è stato presentato nei giorni scorsi durante una visita guidata che ha toccato le sedi degli ambulatori degli infermieri di famiglia e di comunità di via Cassoli, Cittadella San Rocco, Casa della Salute di Pontelagoscuro, via Gandini a cui si aggiunge la sede in via Medini a Barco.
Presenti la direttrice generale Monica Calamai, la direttrice della Direzione Infermieristica e TecnicaMarika Colombi, l’assessora alle Politiche Sociali Cristina Coletti, il direttore sanitario Emanuele Ciotti, il direttore del distretto Centro Nord Marco Sandri, la responsabile organizzativa di Cittadella San Rocco Valentina Marzola e la coordinatrice infermieristica Federica Bonamici.
In prima linea le infermiere Michela Bertolini, Simona Brina, Alice Ferri, Iris Punzetti, Marsela Gerveshi, Chiara Patrignani, Maura Berlese e Ilaria Ghelli, motivate a “diventare un punto di riferimento per le famiglie e per l’intera comunità”.
“Vedere un impegno così importante sul territorio da parte dell’AUSL, in un servizio in cui Ferrara sarà antesignana in regione e in buona parte d’Italia, è entusiasmante – osserva l’assessora Cristina Coletti -.La figura dell’infermiere di famiglia e di comunità è determinante in particolare per lo stretto rapporto con il sociale, al fine di una presa in carico il più possibile a tutto tondo dell’utente, sia in ottica di cura sia in ottica di prevenzione. Da parte dell’amministrazione comunale c’è grande disponibilità a lavorare insieme per migliorare i servizi al cittadino facendo dialogare sanitario e sociale, a partire dall’istituzione di un tavolo di condivisione a supporto di queste attività così preziose sul territorio“.
“Gli infermieri di famiglia e comunità sono le nostre ‘sentinelle della salute’, che fanno da collante tra il territorio e i servizi sociosanitari – dichiara la direttrice Monica Calamai -. Una figura nuova, aggiuntiva, per fare rete sul territorio attraverso un lavoro multidisciplinare e di qualità, andando a casa delle famiglie, nelle scuole, prendendo contatto con le associazioni locali. Gli sviluppi e le potenzialità sono molteplici, in stretto raccordo con il Comune che ringraziamo per la disponibilità dimostrata”.
“Dopo un’attenta selezione durante i due corsi di formazione, le prime infermiere entrano in servizio con motivazione e competenze nuove – aggiunge la dottoressa Marika Colombi -, in vista del master di primo livello che partirà a febbraio a Unife. Siamo tra i primi in Italia anche per la ricerca qualitativa nel misurare gli standard, che prevedono un infermiere di famiglia e comunità ogni 2mila abitanti”.
L’infermiere di famiglia e di comunità svolge il suo ruolo assistenziale in particolare nell’ambito dei nuclei famigliari, sia al domicilio del paziente, sia in ambulatorio o nelle strutture intermedie e di lungodegenza in cui viene ricoverato.
Una modalità importante al fine di garantire la massima offerta con percorsi protetti dedicati e per mettere a frutto le potenzialità di questa nuova figura fondamentale soprattutto nell’ottica di una medicina del territorio sempre più forte e proattiva, che significa presa in carico più completa e a tutto tondo per l’utente, a partire dal suo domicilio (ma non solo). Un approccio peraltro previsto sia nel Piano Sanitario della Regione Emilia Romagna sia nel Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (Pnrr) del Governo.
Sul fronte operativo, per ogni paziente viene predisposto un piano assistenziale personalizzato e quindi mirato ad una presa in carico complessiva e a tutto tondo, che va dalla prevenzione, alla cura e agli aspetti riabilitativi. Il professionista lavora in stretto raccordo col servizio di assistenza domiciliare, con il medico di famiglia dell’assistito e con le altre figure professionali che lo hanno in carico.
L’infermiere di famiglia e di comunità si denota dunque come un professionista che, per queste sue caratteristiche, si attaglia molto bene alla realtà socio-territoriale del Ferrarese per offrire supporto e sostegno affinché cittadini, familiari e caregiver possano trovare soluzioni ai loro problemi.
Il servizio può essere attivato direttamente dal cittadino, dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta, tramite accesso diretto in ambulatorio, e-mail e contatto telefonico.
E per garantire fin da subito una risposta capillare alla cittadinanza legata al Covid-19, gli ambulatori saranno attivati anche per le vaccinazioni pediatriche. A partire dal 16 dicembre anche le infermiere di famiglia e di comunità potranno quindi supportare la somministrazione del vaccino anti-Covid ai bambini dai 5 agli 11 anni, con programmazione che verrà resa nota. È in corso di valutazione anche il supporto per il tracciamento nelle scuole con l’esecuzione dei tamponi.
Per ulteriori informazioni su servizi offerti, modalità di attivazione, orari e contatti, è possibile consultare il sito www.ausl.fe.it/infermiere-di-famiglia-e-comunita/.