
Interessate Puglia, Abruzzo, Marche e Liguria – Tutto quel che c’è da sapere in nove domande
E’ arrivata con un po’ di ritardo rispetto alle attese e l’app di contact tracing Immuni dal 3 giugno sarà in sperimentazione in 4 regioni e da oggi è disponibile sugli Store e potrà essere scaricata gratuitamente da tutti gli italiani sui propri smartphone. La sperimentazione partirà in Puglia, Abruzzo, Marche e Liguria e si porta dietro molti interrogativi. Si tratta di dubbi legati per lo più alla paura, spesso infondata, di dover condividere dati personali molto sensibili.
A che serve e come funziona?
Si tratta di una app per il contact tracing, tecnologia molto usata in tempi di epidemia (gli esempi migliori arrivano da Paesi asiatici come Corea del Sud, Singapore e Taiwan) solitamente abbinata a un grosso numero di tamponi eseguiti. Si tratta, in pratica, di una piattaforma che consente di utilizzare le informazioni relative agli spostamenti e ai contatti fra cittadini durante un’emergenza sanitaria. In questo modo, nel caso si sia in presenza di un potenziale contagio (la persona che risulta positiva può segnalare la sua positività all’interno dell’app, ma non è obbligata a farlo), è possibile allertare i cittadini potenzialmente coinvolti e chiedergli di auto-isolarsi. Il contatto viene stabilito grazie all’utilizzo del bluetooth, tecnologia scelta perché funziona anche in assenza di segnale dati.
È obbligatorio installare l’app?
No, non c’è alcuna obbligatorietà circa l’installazione o l’utilizzo dell’app.
A chi appartiene Immuni e chi tratta i miei dati?
L’app è stata prodotta, per conto del Governo italiano, dalla società milanese Bending Spoons. Ma è a tutti gli effetti una piattaforma di proprietà dello Stato italiano. Come sono statali i server sui quali vengono raccolti i dati (sono della Sogei Spa, controllata al 100% dal ministero dell’Economia e delle Finanze).
Chi può installarla?
Immuni è già disponibile sugli store di Apple e Google (App Store e Play Store) per tutti gli utenti iPhone o Android. Se lo smartphone non sarà compatibile con l’applicazione, sarà la stessa “Immuni” a segnalarlo all’utente.
Come sarà la fase sperimentale?
In una prima fase Immuni sarà utilizzabile in via sperimentale solo dai cittadini residenti in quattro Regioni: Liguria, Puglia, Marche e Abruzzo. La sperimentazione partirà mercoledì 3 giugno. L’applicazione potrà essere scaricata gratuitamente da tutti gli italiani sul proprio smartphone. Solo nelle regioni in cui sarà attivo il test, però, l’app sarà collegata al Sistema Sanitario Nazionale, nelle altre invece si dovrà attendere qualche giorno, la chiusura della sperimentazione: si potrà scaricare ma i servizi che offre non saranno accessibili.
I miei dati personali sono a rischio?
Non vi è alcuna condivisione relativa a nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, rubrica, geolocalizzazione, interessi o app installate. I codici scambiati fra smartphone che entrano in contatto sono cifrati e anonimi. Gli unici dati richiesti dopo l’installazione sono relativi alla provincia di residenza.
Il bluetooth scarica la batteria?
La tecnologia utilizzata per il tracciamento è il bluetooth LE (low emission), che teoricamente non richiede un grosso dispendio energetico. Chi decide di usare Immuni si deve abituare a tenere la connessione bluetooth in modalità ON. Non serve, invece, tenere attivo il GPS.
Cosa devo fare se risulto positivo?
Chi risulta positivo e usa Immuni può decidere di segnalarlo, in modo che il contact tracing possa avere benefici. Una volta che una persona risulta positiva, riceve dalle autorità sanitarie una OTP (una password temporanea) da digitare in un’area specifica dell’App dove è possibile segnalare – in modo del tutto anonimo – il proprio stato di positività.
Cosa succede se entro in contatto con un positivo?
Se si è entrati in contatto con una persona risultata positiva, Immuni invierà una notifica che potrebbe essere la seguente: “Immuni ha rilevato che il giorno x sei stato vicino a un utente Covid-19 positivo. Segui le indicazioni del tuo medico. Rimani a casa per i 14 giorni successivi alla data del contatto”.