
Oltre 350 cittadini ferraresi hanno scritto una lettera indirizzata al ministro Franceschini, al presidente Unesco Bernabè e all’assessore regionale Felicori
Sono oltre 350 i firmatari che, nel giro di un weekend, hanno sottoscritto un appello rivolto al Ministro Dario Franceschini, al presidente Unesco Bernabè e all’assessore regionale Felicori per denunciare il “biennio deplorevole che l’assessorato alla cultura, eterodiretto da Vittorio Sgarbi, sta conducendo a Ferrara“. A sottoscrive la lettere sono operatori culturali, bibliotecari, guide turistiche, insegnanti, librai, docenti universitari, musicisti, scrittori, cooperatori, artisti, editori indipendenti, ricercatori, attivisti di associazioni di volontariato e di promozione sociale. Giovani o meno, esperti e novizi, professionisti di un settore in difficoltà, volontari e “irriducibili amanti della cultura ferrarese, stanchi di una politica fatta di tanti annunci roboanti e poca sostanza“. Il comitato delle Sardine ferraresi inoltre si è fatto portatore di una protesta mossa da numerosi professionisti del settore cultura di Ferrara.
I cittadini lamentano il fatto che “levati lustrini e palette, al netto di presidenti onorari altisonanti e opinabili coadiutori artistici, i primi diciotto mesi dell’assessore Marco Gulinelli dimostrano una mancanza totale di prospettive e progettualità. La preoccupazione di chi lavora nel settore comincia a farsi sentire, anche per l’assenza di una prospettiva di rilancio sul piano turistico del nostro patrimonio monumentale e museale. Ogni critica che esce pubblicamente senza rivolgersi al sistema nel suo complesso e senza sfociare in un respiro collettivo è solo vanità“. Da qui la scelta che i firmatari stessi hanno compiuto: “non potevamo replicare al narcisismo del Palazzo con altro narcisismo. La lettera è un grido di dolore e attenzione per Ferrara, la sua cultura e la sua bellezza che sono e devono rimanere patrimonio di tutti e non di qualcuno“.
L’appello è ancora aperto, qui il link, dove è possibile leggerlo e firmarlo.
La lettera
La lettera indirizzata al ministro Franceschini, al presidente Unesco Bernabè e all’assessore regionale Felicori ripercorre gli avvenimenti e le decisioni prese dalla Giunta Fabbri, nei confronti delle quali i sottoscrittori dimostrano “forte preoccupazione per la mala gestione di un bene culturale patrimonio di tutti“.
Oltre 350 cittadini ferraresi ritengono infatti che “da luglio 2019 Ferrara abbia subito scelte politiche che riteniamo essere contro l’interesse collettivo“.
La prima cosa su cui la lettera pone l’attenzione sono i recenti avvenimenti riguardanti le dimissioni del presidente Mario Resca e del Cda della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara. “I bilanci del Teatro Comunale vengono seriamente messi a rischio dagli appetiti di chi lo sta utilizzando per offrire ingaggi spropositati a membri del proprio entourage, scelte imposte dall’attuale presidente di Ferrara Arte on. Vittorio Sgarbi che hanno portato alle dimissioni del presidente Resca“.
I cittadini ferraresi passano poi al tema del regolamento delle zone ztl e delle tante auto e furgoni che ogni giorno sostano per il centro storico. “Il mancato rinnovo di un regolamento Ztl da diciotto mesi da parte della nuova Amministrazione comunale, che ha delegato la gestione della mobilità cittadina al vicesindaco leghista Nicola Lodi, ha aggravato la presenza di macchine nel centro storico generando non pochi problemi alla qualità dell’aria e gravi danni al patrimonio monumentale ivi presente a causa dello smog e delle vibrazioni che danneggiano gli edifici storici“. Nella lettera vengono ricordate le petizioni organizzate dai cittadini maggiormente sensibili al problema, che ha visto anche la costituzione del Comitato Ferraresi Uniti per liberare il Centro Storico da Auto e Furgoni, e ignorate dall’Amministrazione che continua a non fornire risposte soddisfacenti al problema.
La lettera prosegue sulla tutela del patrimonio museale di Ferrara. “Non ha ricevuto risposte chiare nemmeno la raccolta di oltre 3mila firme di cittadini ferraresi portata avanti dall’Anpi e da altre associazioni culturali per tutelare il locale Museo del Risorgimento e della Resistenza. Il museo è stato chiuso per consentire l’ampliamento del contiguo Palazzo dei Diamanti e parzialmente riaperto in una sede provvisoria (Porta Paola) decisamente inadeguata agli scopi espositivi e di divulgazione scolastica che caratterizzano le attività della benemerita istituzione.
L’assessore alla cultura Marco Gulinelli ha promesso che il museo troverà destinazione nei locali di Casa della Patria “Pico Cavalieri”, attuale sede delle associazioni combattentistiche e d’arma, che però necessita di un lungo e complesso restauro: al momento gran parte del patrimonio espositivo, che comprende cimeli donati dalle più importanti famiglie ferraresi, giace presso i magazzini comunali di via Marconi nonostante un vincolo della Soprintendenza che obbliga il Comune a renderlo fruibile al pubblico e conservarlo decorosamente“.
I cittadini ricordano poi la vicenda in cui il presidente di Ferrara Arte on. Sgarbi aveva “millantato l’organizzazione di una mostra celebrativa del gerarca fascista Italo Balbo e invitando il sindaco a dedicare una via alla memoria dello stesso. Provocazioni che, fortunatamente, sembrano cadute nel vuoto anche se il primo cittadino non ha mai preso le distanze“.
I firmatari della lettera rivolta al Ministro Franceschini si dicono preoccupati per il vuoto di programmazione per tutto ciò che riguarda le politiche culturali della città di Ferrara.
“Una città che dovrebbe investire sul turismo e sulla cultura assiste, invece, al totale disinteresse verso la riorganizzazione del patrimonio museale e dei servizi culturali: i pensionamenti nel pubblico impiego non vengono coperti dall’ingresso di nuove risorse, così le biblioteche di quartiere chiudono e si propone l’esternalizzazione dei servizi a soggetti privati che penalizzerebbero le condizioni di lavoro preesistenti; mancano progetti volti a valorizzare le iniziative culturali locali e i giovani artisti; non sappiamo se vi sia un serio progetto di digitalizzazione e promozione del patrimonio museale e archivistico locale, al di là dei bandi comunali messi a punto per il prossimo Servizio Civile Volontario, indispensabile a garantire l’accessibilità continua per motivi di studio e consultazione, specie in tempi di pandemia.
Si ragiona di grandi mostre e grandi nomi che vanno a infoltire i consigli di amministrazione, ma la realtà è un impoverimento sempre più preoccupante del tessuto culturale cittadino con tante associazioni che faticano a coprire le spese e mantenere vive proprie attività a causa del coronavirus“.
Nella lettera viene inoltre sollevata la questione della convenzione tra Comune e Fondazione Cavallini-Sgarbi che, di fatto, trasformerebbe il Castello Estense in un museo “privato”. “Non abbiamo dimenticato, infatti, i termini di quell’accordo che avrebbe fruttato ai fratelli Sgarbi il 20% sul costo di ogni biglietto di ingresso al monumento simbolo di Ferrara, in cambio della presenza “permanente” al suo interno di opere d’arte appartenenti alla Fondazione di famiglia. Ora, scorrendo la programmazione per il 2021 annunciata dall’assessore Gulinelli, veniamo a sapere che sia il Castello Estense che Palazzo Schifanoia dovrebbero ospitare importanti mostre: confidiamo che non vengano più riproposti accordi sul costo d’ingresso che favorirebbero una fondazione di diritto privato riconducibile distintamente alla famiglia del presidente stesso dell’ente pubblico“.
Il presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgardi, che “si autodefinisce senza pudore il vero ‘padrone’ della cultura estense“, è inoltre chiamato in causa per il video girato all’interno dell’ufficio del sindaco in cui, insieme all’Ass. Gulinelli, irrideva l’esistenza di una reale emergenza sanitaria nel Paese.
“Il silenzio sconcertante e complice del sindaco Alan Fabbri – conclude la lettera – ci ha spinto a chiedere una maggiore attenzione verso ciò che sta avvenendo a Ferrara, città patrimonio dell’umanità che non merita di essere trattata come il feudo personale di qualcuno e, soprattutto, di vedere irrimediabilmente degradato il suo tessuto urbano e monumentale“.