
I dati su base provinciale elaborati dal Centro studi regionale
Il maggiore costo del credito determina effetti rilevanti sui bilanci delle imprese. In Italia si stima un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI (micro e piccole imprese fino a 50 addetti) di 6.749 milioni di euro. L’analisi per regione evidenzia il più elevato impatto della stretta monetaria in Lombardia con 1587 milioni di euro di maggiore costo per le MPI, seguita da Veneto con 715 milioni, Emilia-Romagna con 665 milioni, Lazio con 541 milioni, Piemonte con 509 milioni, Toscana con 507 milioni, Campania con 359 milioni, Trentino-Alto Adige con 350 milioni, Puglia con 280 milioni, Sicilia con 261 milioni e Marche con 173 milioni.
A livello settoriale a marzo 2023 costi del credito più elevati vengono sostenuti dalle imprese emiliano-romagnole delle Costruzioni (5,19%), a cui seguono i Servizi, con un tasso del 4,99%, e il Manifatturiero, con un tasso del 4,51%. Mentre tra giugno 2022 e marzo 2023 rialzi più elevati dei tassi di interesse bancari attivi si osservano per i Servizi (+227 p.b.), seguiti dal Manifatturiero (+201 p.b.) e dalle Costruzioni (+169 p.b.).
Sulla base dello stock dei prestiti concessi alle imprese fino a 20 addetti e alla distribuzione degli addetti nelle piccole imprese con 20-49 addetti si stima a livello provinciale un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI pari a 139 milioni di euro a Bologna, 105 milioni di euro a Modena, 80 milioni di euro a Reggio Emilia, 69 milioni di euro a Forlì-Cesena, 68 milioni di euro a Parma, 61 milioni di euro a Rimini, 60 milioni di euro a Ravenna, 46 milioni di euro a Piacenza e 36 milioni di euro a Ferrara.
“In dodici mesi i tassi ufficiali sono stati rialzati otto volte, l’ultimo aumento della Bce di +25 punti base risale appena allo scorso 27 luglio – sottolinea Amilcare Renzi, segretario di Confartigianato Emilia Romagna -. Ciò fa sì che nel corso dell’anno si propaghino gli effetti restrittivi sulla propensione ad investire, inoltre una politica monetaria della Bce più restrittiva rispetto a quella della Fed potrebbe apprezzare l’euro sul dollaro, influenzando la competitività dell’export. Tutto questo si cala in un contesto che presenta altri diffusi segnali di rallentamento del ciclo economico anche in Emilia Romagna. Nei primi cinque mesi dell’anno flette il volume delle esportazioni, l’elevata inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie, la produzione manifatturiera segna un calo, così come quella delle costruzioni, e sono negativi gli indicatori del mercato immobiliare. Il rallentamento dell’economia è ormai evidente con preoccupanti effetti sui bilanci aziendali, nonostante alcuni segnali di resilienza manifestati dalle imprese”.