Fiori colpiti da gelate tardive
(Confagricoltura Ferrara)

Confagricoltura Ferrara: “Il caldo anomalo non ha fatto fermare il ciclo di crescita delle piante, le frequenti gelate tardive esporrebbero alla perdita di gran parte della produzione”

C’è preoccupazione tra gli agricoltori del comparto frutticolo, in particolare per via delle alte temperature. In questo periodo sono di gran lunga superiori rispetto alle medie invernali e potrebbero danneggiare le produzioni. 

A tracciare il punto della situazione è Danilo Tamisari, presidente della sezione frutticola di Confagricoltura Ferrara. “Nei mesi di dicembre e di gennaio – evidenzia – il caldo anomalo non ha fatto fermare il ciclo di crescita delle piante e ciò potrebbe portare a una ripresa vegetativa precoce delle drupacee (albicocche, pesche e prugne), ripresa che porterebbe alla nascita dei primi germogli sulla pianta. Come già accaduto nel 2020 e 2021, una germogliazione così precoce esporrebbe alla perdita di gran parte della produzione, a causa delle frequenti gelate tardive che ultimamente si stanno verificando in primavera”.

Fondamentale in questo caso l’attivazione delle assicurazioni.

Ciò che auspico – prosegue Tamisari – è che il sistema assicurativo entri in funzione prima rispetto alla data consueta, permettendo agli agricoltori l’accesso anticipato ai piani di tutela che di solito partono con i primi giorni di marzo”.

Un altro tema dirimente riguarda l’approvvigionamento idrico. Attualmente è scarsa la quantità di precipitazioni e il livello delle falde acquifere risulta più basso rispetto alla media del periodo. La speranza è che le piogge primaverili possano consentire un adeguato ristoro di bacini e corsi d’acqua per poter irrigare con maggior facilità nel periodo estivo, in particolar modo nel caso dovesse verificarsi un’estate siccitosa come quella del 2022.

Infine vi è la questione dei mercati, che non soddisfano gli addetti del settore. “Nonostante le produzioni scarse e la conseguente ridotta quantità di prodotto presente sul mercato – conclude Danilo Tamisari – i prezzi al produttore sono decisamente sotto la media. Si tratta di importi che spesso, specialmente in un anno di rincari come quello appena trascorso, non consentono di coprire completamente le spese sostenute dall’agricoltore. Una situazione che deve prevedere necessariamente un cambio di passo per poter salvaguardare la frutticoltura italiana”.