Il riformista e Sansonetti si comprano l’Unità

Il giornale era stato dichiarato fallito a fine luglio – In asta la cordata ha battuto la Fondazione Gramsci

L’Unità, giornale fondato da di Antonio Gramsci nel 1924 e andato fallito alla fine di luglio – e da luglio scorso, appunto, nelle mani del curatore fallimentare del Tribunale di Roma –  ha trovato un nuovo editore. Si tratta del Gruppo Romeo, già publisher de Il Riformista che fa capo all’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, e dello stesso direttore del Riformista, Piero Sansonetti, che a L’Unità ha lavorato per 30 anni. Romeo e Sansonetti hanno infatti vinto la gara del curatore fallimentare offrendo 910 mila euro e superando i 900mila messi sul tavolo da Silvio Pons, presidente della Fondazione Gramsci; in questo modo la cordata si è  assicurata la titolarietà della testata. L’operazione non prevede obblighi verso la corposa ex redazione del quotidiano che dal fallimento ha ancora delle pendenze sospese.

La copertina del numero straordinario de l’Unità uscito in edicola solo per un giorno, il 23 maggio 2020

Era sopravvissuta al fascismo, all’imprigionamento dei suoi giornalisti e dirigenti, alla guerra fredda e alla fine del comunismo. Era stata fondata da uno dei maggiori intellettuali italiani del novecento, Antonio Gramsci. Aveva avuto grandi direttori, Come Ingrao, Alicata, Pajetta, Reichlin, Chiaromonte e Macaluso, tutti rami di quell’albero formidabile che fu il Pci. “Alla fine è caduta: perché? Penso – scriveva Piero Sansonetti sul Riformista nei mesi scorsi – che sia caduta perché è scomparsa la sinistra, le sue idee, la sua forza, la sua liberalità, la sua tradizione. Il Pd non è stato mai in grado, da solo, di riprendere in mano quel gigantesco filone culturale della sinistra italiana. Ha finito persino per accodarsi, recentemente, al movimento qualunquista dei 5 Stelle. Come fa l’Unità ad esistere senza la sinistra? Soffoca. È successo così. E poi – come oggi denunciano il Cdr e il sindacato dei giornalisti – la sua agonia è stata protratta ogni oltre limite, a danno dei lavoratori. Questo è un requiem? Speriamo di no”. Forse Sansonetti già fine luglio pensava a questa operazione che ora dovrà essere declinata in chiave operativa. Ma una domanda resta per ora senza risposta: visto che la testata e i relativi diritti di  proprietà industriale incluso il  marchio sono trasferiti, cosa succederà alle feste dell’Unità?