
L’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio ha messo in luce il rallentamento di valore aggiunto della provincia per l’anno in corso, che si ridurrà ulteriormente nel 2023
In crescita nel secondo trimestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2021, sia la produzione manifatturiera (+6,1%) sia il fatturato (+6,9%). Frena, dopo i forti incrementi dello scorso anno, il volume d’affari delle costruzioni (+3,3%) e nel commercio al dettaglio le vendite faticano a rimanere in terreno positivo (+0,9%). Secondo Prometeia, inoltre, il valore aggiunto della provincia per l’anno in corso rallenterà la risalita al +3,4%, per poi ridursi ulteriormente nel 2023. È quanto è emerso nella riunione dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio tenutosi questa mattina, 30 settembre, alla presenza delle Istituzioni e dei vertici delle associazioni di categoria.
“Oggi è a rischio la tenuta sociale del Paese. L’aumento dei costi di produzione e gestione delle aziende impongono interventi urgenti di sostegno e, allo stesso tempo, soluzioni strutturali non più procrastinabili. Serve un’azione congiunta che riporti il sistema economico su quei binari di competitività che avevano permesso alle imprese di tornare a crescere a ritmi sostenuti, dopo lo stop pandemico, trainando una risalita dei tassi di occupazione”, afferma Paolo Govoni, commissario straordinario della Camera di commercio, a commento dei dati diffusi dall’Ente di Largo Castello.
Gli indicatori del commercio estero – evidenzia l’Ufficio Studi della Camera di commercio – elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti al primo semestre 2022, grazie anche agli effetti inflattivi, registrano ancora una variazione tendenziale trimestrale a due cifre (+20,6%). Il dato finale dei primi sei mesi, circa 1.496 milioni di euro, è superiore al massimo della serie storica del periodo raggiunto in precedenza nel 2018, per oltre 10 punti percentuali.
“Dobbiamo – ha concluso Govoni – scongiurare chiusure (anche solo temporanee) di attività e l’apertura di crisi aziendali diffuse, con pesanti ricadute anche sul potere d’acquisto dei lavoratori e sul benessere sociale nel suo complesso e serve investire in politiche che puntino alla piena occupazione e alla creazione di un lavoro di qualità. Obiettivi chiari, incentivi continuativi e di facile accesso, norme stabili, strategie di sviluppo pubblico a supporto dell’impresa (infrastrutture, banda larga, servizi, efficienza della pubblica amministrazione, processi decisionali rapidi, un sistema di formazione che sappia interagire con il sistema produttivo in modo efficace, progetti di riqualificazione del personale) sono elementi essenziali per fare del nostro un Paese moderno e performante”.
Rallenta la ripresa con indicatori congiunturali in crescita
Le più recenti previsioni internazionali fotografano le conseguenze economiche della guerra scatenata da Mosca, combinate con l’impennata dei prezzi e con la stretta delle Banche centrali. Guerra, alti prezzi dell’energia e dei generi alimentari, politica Zero Covid della Cina freneranno la crescita, mentre l’inflazione sarà più alta e persistente.
Per il momento le rilevazioni svolte nel periodo estivo, evidenziano per il secondo trimestre 2022 ancora risultati positivi, ma allo stesso tempo dalle interviste alle imprese provengono segnali di criticità non sempre quantificabili. Non rallenta la crescita della produzione industriale con un trend del settore manifatturiero nel suo complesso che risulta fortemente influenzato dalle performances dalle imprese esportatrici, ma aumentano le quote di imprese che stimano cali, dovuti alle condizioni di approvvigionamento delle materie prime e alla situazione geo-politica
Registra una decelerazione il recupero delle costruzioni, con un trend analogo per l’artigianato del settore.
Nel commercio al dettaglio, solo il comparto non alimentare continua a registrare un lento recupero. L’aumento dei prezzi fa crescere ancora a due cifre l’export.
Questi i principali dati diffusi nell’ultima edizione dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara.
Scenari di previsione
Secondo gli “Scenari per le economie locali” di Prometeia di luglio, dopo la profonda caduta del 2020 e il recupero del 2021, la crescita del valore aggiunto provinciale nel 2022 sarà del 3,4%, mentre per il prossimo anno la ripresa rallenterà ulteriormente al +2,0%. Solo tre mesi prima, erano stati diffusi dati più prudenziali per l’anno in corso (+2,4%) e più ottimisti per il successivo (+2,6%), mentre sembra già definitiva al 6,2% la crescita del 2021.
La ripresa del valore aggiunto prevista per il 2022 è rivista al rialzo per un punto in più, in considerazione dell’elevato livello di attività nel primo semestre e dell’aspettativa di un rientro dei prezzi dell’energia che in realtà non sta avvenendo. La ripresa sarà però decisamente più contenuta nel 2023, sei decimi in meno di quanto previsto tre mesi fa. Il 2022 per Ferrara non sarà comunque l’anno del pieno recupero dei livelli pre-COVID, rimandato quindi al prossimo anno; le dinamiche che già dall’inizio dell’anno avevano frenato gli entusiasmi sembrano non lasciare spazio ad ulteriore ottimismo soprattutto per il 2023.
Il trend di crescita ferrarese per il 2022 appare per il momento in linea con quanto rilevato per l’Emilia-Romagna, appena superiore alla media italiana (+3,1%), ma a causa degli effetti generati dalla pandemia, più forte era stata infatti la caduta tra il 2020 e il 2019, i tempi affinché il valore aggiunto provinciale superi i dati di pre- pandemia si dovrebbero allungare, mentre per la regione e la nazione, già quest’anno potrebbe avvenire il sorpasso. Al valore aggiunto ferrarese del 2022 (7,966 miliardi stimati a prezzi costanti), mancano ancora più 100 milioni per raggiungere il prodotto del 2019. Il trend positivo solo nel corso del 2023, potrà mettere a segno, rispetto al 2019, un piccolo incremento del valore aggiunto pari a +0,7%, mentre a distanza di quattro anni, il differenziale regionale sarà di oltre dieci punti percentuali, così come accadrà per l’Italia.
A trainare la ripartenza anche a Ferrara, sono le costruzioni, settore ancora stimolato dagli incentivi, per il quale nel corso del 2021 la variazione positiva è stata del +26,3%. Il trend subirà un fisiologico rallentamento nel 2022, con lo scadere delle misure adottate a sostegno del settore. Le costruzioni rimangono comunque l’unico comparto che ha già superato ampiamente lo scorso anno i livelli di attività del 2019, avendo tratto vantaggio dalle misure adottate a favore della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico.
Per quanto riguarda l’industria, nel corso dell’anno, stante la crescita dell’inflazione, le difficoltà nelle catene produttive e le conseguenze della guerra in Ucraina, la ripresa dell’attività diminuirà di intensità. Rallenterà così il recupero del comparto industriale passando dal +13,1% del 2021 al +1,5% dell’anno corrente, ma previsto in leggera risalita per il prossimo, con il recupero del commercio internazionale.
Purtroppo, il modello non ci permette di osservare in dettaglio i settori dei servizi che hanno attraversato la recessione e la successiva ripresa in modi decisamente diversi. La dinamica dell’inflazione e l’aumentata incertezza hanno posto un freno alla ripresa dei consumi che però ha solo ridotto la tendenza positiva dei servizi nel 2022 (+3,2%). Nel 2023 l’ulteriore rallentamento della dinamica dei consumi dovrebbe ridurre più decisamente il ritmo di crescita del valore aggiunto dei servizi (+2,1%), che neppure al termine del prossimo anno recupererà il livello del 2019 e risulterà inferiore del 14,6% rispetto al massimo antecedente la crisi finanziaria toccato nel 2008.