
Alla base del gesto potrebbero esserci le difficoltà economiche dell’azienda costretta alla chiusura da crisi e rincari energetici
Imprenditore riminese ingerisce un bicchiere di acido muriatico e i medici non ce la fanno a salvarlo. È successo nel riminese e la vittima è un imprenditore di 60 anni, Claudio Fiori. Erano le 17.30 di martedì scorso quando il 118 ha ricevuto una telefonata con una richiesta di soccorso. L’ambulanza è arrivata immediatamente ma la situazione era critica e l’imprenditore è spirato presso la rianimazione dell’Ospedale Infermi di Rimini. I motivi del gesto non sono stati ancora noti né Claudio Fiori ha lasciato un biglietto in cui dava ragione del suo gesto. Di certo c’è che l’azienda di Fiori, la Sce elettronica di San Clemente specializzata nella realizzazione di quadri elettrici, non se la stava passando bene e l’imprenditore era stato costretto a chiudere i battenti. I dipendenti erano stati lasciati a casa ma gli stipendi erano stati pagati. Le difficoltà erano già in atto da qualche tempo visti che ad aprile, era stato fatto ricorso alla cassa integrazione. L’impresa è stata messa a dura prova dalla crisi generata dalla pandemia e su tutto è poi calata la scure dei rincari delle materie prime e delle forniture energetiche e quella che era un’impresa florida ha cominciato ad arrancare. Tanto che era stato inevitabile, a inizio maggio, comunicare ai circa 15 dipendenti la chiusura nel giro di qualche settimana. Il personale di soccorso e i Carabinieri della stazione di Morciano di Romagna non hanno trovato alcun biglietto ma solo la confezione di acido muriatico il cui contenuto è stato ingerito dall’imprenditore; l’ipotesi del gesto dovuto alla crisi dell’azienda resta la ragione più probabile del gesto dell’imprenditore che lascia la moglie, proprietaria di un’impresa tessile in Valconca, e la figlia.