
La delegazione sindacale in sede istituzionale chiederà all’azienda di far chiarezza sul potenziale acquirente, la garanzia di continuità produttiva del sito e la salvaguardia di tutti i suoi lavoratori
La trattativa tra Direzione aziendale e delegazione sindacale inerente la chiusura dello stabilimento Celanese di via Marconi, annunciata dalla società nel mese di luglio 2020, non si è purtroppo ancora conclusa e proseguirà nei prossimi giorni nella sede istituzionale della regione Emilia Romagna.
Celanese è una importante multinazionale che ha acquisito il gruppo Softer a fine 2016 e produce nel sito ferrarese, con 67 lavoratori diretti oltre ai lavoratori dell’indotto, materiali dedicati all’automotive per le più importanti case automobilistiche mondiali. La multinazionale a distanza di tre anni e mezzo ha posto in vendita lo stabilimento ferrarese che è stato oggetto di interesse da parte di diverse società che operano nel settore della gomma e delle materie plastiche. L’operazione, approdata nelle sedi istituzionali, era stata condivisa tra le parti, dinanzi al Sindaco di Ferrara e all’Assessore regionale alle attività produttive, nelle sue finalità poiché volte a garantire nel debole territorio industriale ferrarese la continuità produttiva del sito e la salvaguardia al suo interno di tutte le maestranze impiegate.
Obiettivo prioritario e condiviso, dunque, garantire alla comunità estense la salvaguardia del sito e l’occupazione dei lavoratori.
Tra le offerte pervenute, Celanese ne ha scelte tre in quanto interessate non solo alle produzioni e ai macchinari, ma anche a garantire la continuità produttiva del sito e l’interesse per le maestranze. Operazione questa che ad oggi non risulta chiara alla parte sindacale che non è stata informata dei contenuti industriali delle offerte e nemmeno dei nomi delle tre società selezionate.
La delegazione sindacale nel corso dell’ultimo incontro tra le parti, avvenuto in data 28 dicembre 2020, ha ricevuto la comunicazione, direttamente dalla direzione aziendale, che Celanese avrebbe intensificato le trattative di vendita con la società offerente che avrebbe proposto l’acquisizione dello stabilimento con una piccola parte delle maestranze, accantonando come poco credibile l’offerta di acquisizione con assorbimento di tutti i lavoratori presentata da almeno una delle altre due società offerenti.
Il prossimo incontro si terrà dunque nell’autorevole sede istituzionale della regione Emilia Romagna dove la delegazione sindacale chiederà alla parte aziendale che, prima di ogni avanzamento delle operazioni inerenti la vendita dello stabilimento, venga fatta chiarezza in merito alle motivazioni di scelta del potenziale acquirente e agisca in coerenza con gli obiettivi prioritari già definiti e condivisi che sono, garantire la continuità produttiva del sito e la salvaguardia al suo interno di tutti i suoi lavoratori.
Coraggiosa chiede l’intervento delle Istituzioni
Sulla vertenza Celanese anche Emilia Romagna Coraggiosa chiede l’intervento delle Istituzioni perché tuteli i lavoratori e pensi ad un rilancio del sito anche in termini di gestione ambientale. In merito, Leonardo Fiorentini, co-portavoce di Emilia Romagna Coraggiosa a Ferrara, ha dichiarato: “Sapevamo come il Petrolchimico rischiasse l’ennesima perdita. Era stato annunciato infatti lo scorso anno dalla direzione di Celanese, azienda leader nell’ambito dei tecnopolimeri speciali con sede a
Dallas, l’intenzione di una dismissione nell’ambito di una operazione di riorganizzazione complessiva, con trasferimento a Forlì. Eravamo e siamo profondamente preoccupati per le sorti dei 67 lavoratori e per una scelta che inevitabilmente inciderà sul sito produttivo, mettendo a rischio le prospettive di rilancio, anche in termini di gestione ambientale del sito. Certo non immaginavamo che ancora una volta gli eventi avrebbero subito una simile precipitazione, al solito non preceduta dal doveroso coinvolgimento di tutte le parti interessate.
Scopriamo oggi, per mezzo di dichiarazioni precipitose e sbrigative, che l’azienda avrebbe ormai concluso la transizione, senza preoccuparsi di assicurare alcuna garanzia lavorativa e respingendo quindi diverse offerte, che avrebbero potuto invece tutelare i lavoratori e le loro famiglie a cui esprimiamo la nostra solidarietà. Per tale ragione chiediamo che le Istituzioni intervengano per correggere una modalità che appare davvero inaccettabile, pretendendo chiarimenti e azioni che salvaguardino le prospettive occupazionali e di rilancio produttivo nell’ottica di progressiva conversione ecologica del sito“.