
L’agricoltura lascia spazi e l’incremento percentuale nel quinquennio è stato del 2,8%, negli ultimi trent’anni del 25% e negli ultimi 80 addirittura del 75 per cento
L’Italia è sempre più verde, boschi e foreste avanzano inarrestabili e si impossessano delle campagne abbandonate. Lo conferma l’ultima mappatura nazionale Global Forest Resources Assessment, condotta dalle autorità italiane e appena resa pubblica nell’ambito della revisione quinquennale del patrimonio forestale mondiale da parte della Fao. I dati, un’anteprima dell’Inventario nazionale delle foreste che sarà presentato a fine anno, registrano l’andamento della superficie boschiva dal 2015 al 2020. Messi a punto da un gruppo di lavoro formato da Istat, Crea, Carabinieri Forestali e Sisef coordinato dalla Direzione generale Foreste del ministero delle Politiche agricole, confermano il trend di lungo periodo: negli ultimi 5 anni le foreste italiane hanno continuato a espandersi, guadagnando 255mila ettari, qualcosa come l’intera provincia di Pesaro e Urbino. Oggi occupano ben 11,4 milioni di ettari, quasi il 40% della superficie nazionale: 9,4 milioni sono foreste, 1,8 milioni altre aree boscate, ecosistemi assimilabili alle foreste come la macchia mediterranea. L’incremento percentuale nel quinquennio è del 2,8%, negli ultimi trent’anni del 25% e negli ultimi 80 addirittura del 75 per cento.
L’agricoltura si ritira e le foreste avanzano
Le foreste italiane occupano un’area molto grande rispetto al passato quando l’agricoltura veniva praticata anche in zone estreme, come nel periodo dell’autarchia. Incuranti dell’espansione delle aree urbane, boschi e foreste continuano dunque la loro progressione, sfruttando l’abbandono delle zone montane e dei terreni agricoli. Un fenomeno esploso negli anni del Miracolo Italiano – quando un popolo ancora in buona parte contadino migrò verso le città e le fabbriche – ma non ancora concluso. Il trend vale per tutte le provincie italiane ed europee con la sola eccezione per l’Italia di quella di Bolzano che da tempo finanzia l’agricoltura di montagna e dunque non ha assistito all’abbandono dei terreni.
Importante la gestione dei boschi
Il nostro patrimonio forestale insomma cresce, è ricco e variegato ma proprio per questa sua complessità va gestito. I boschi e le foreste cresciuti negli ultimi anni nuovi, sono frutto di abbandono, e dunque non soggetti a una gestione diretta, a una conservazione regolare. E poiché sono zone ex agricole e quindi vicine ad aree antropizzate, sono più soggette a incendi. Per questo hanno più che mai bisogno di una gestione forestale sostenibile, vanno governati, non certo lasciati soli.
In Italia vince la biodiversità
Il 68% delle foreste italiane sono subtropicali (querceti, pini e le altre specie mediterranee), il 32% temperate (soprattutto faggeti e boschi alpini). La specie più diffusa è il faggio con oltre un milione di ettari, seguono i querceti (anch’essi circa un milione di ettari) e l’abete rosso con quasi mezzo milione di ettari. I nostri boschi sono più ricchi di biodiversità rispetto a quelli del Centro Europa e questo li rende più forti. Danno anche un grande contributo all’assorbimento della C02, tanto che grazie alla loro azione l’Italia ha potuto rispettare per anni gli obiettivi del protocollo di Kyoto.
La variabile del clima
Da alcuni decenni però si è inserita una variabile impazzita: i cambiamenti climatici, il vero nemico delle nostre foreste. Le fortissime ondate di calore degli ultimi anni hanno creato siccità nei boschi e provocato annate terribili per gli incendi come il 2017.Quell’anno, il carbonio assorbito dalle nostre foreste è stato praticamente azzerato dalla CO2 emessa dai devastanti roghi dell’estate. In tante zone d’Europa la mancanza di acqua fa deperire i boschi e li espone agli attacchi dei parassiti come il bostrico dell’abete rosso, un coleottero che vive sotto la corteccia delle conifere. Negli ultimi anni ha distrutto migliaia di ettari in Centro Europa e si teme che possa arrivare anche nelle nostre foreste. Altro caso, la tempesta Vaia dell’ottobre 2018: un esempio di distruzione di un’intera zona del Nord-Est delle Alpi, una delle più ricche dal punto di vista forestale. L’enorme quantità di materiale a terra che le regioni stanno cercando ancora di ripulire è esposto a incendi e attacchi di parassiti.