Augias e Ovadia al Teatro di Ferrara (foto Marco Caselli Nirmal)
Augias e Ovadia al Teatro di Ferrara (foto Marco Caselli Nirmal)

Augias e Ovadia: “Solo la conoscenza rende viva la memoria

Solo la conoscenza, per Corrado Augias e Moni Ovadia, può rispondere all’importante quesito: “cosa serva, oggi, la memoria?”. Ancor più oggi, 27 gennaio, nella Giornata istituita in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici nei campi nazisti. Dal Teatro Comunale, Corrado Augias – per la prima volta ospite a Ferrara – ha condiviso con Moni Ovadia il palcoscenico (simbolicamente con un teatro vuoto alle spalle) per il racconto a due voci ‘A cosa serve la memoria’, che rimarrà in visione sul canale Youtube del Teatro Comunale di Ferrara. Lo spettacolo in prima nazionale, con la supervisione tecnica di Angelo Generali, in poche ore ha già totalizzato più di 4.400 visualizzazioni.

Dopo gli interventi del prefetto di Ferrara Michele Campanaro, del sindaco Alan Fabbri e di Adelina Popa, presidente della Consulta provinciale degli studenti, e i saluti di Francesco Miglio, sindaco del Comune di San Severo, e di Giuseppe Seminerio, presidente di Rotaract Club Agrigento, realtà che hanno coprodotto lo spettacolo con la Fondazione, Augias e Ovadia si sono interrogati sul valore che ha, oggi, la memoria.

Una memoria molto lontana oggi” riflette Corrado Augias. Lo spettacolo, però, inizia con le immagini dell’attacco al Congresso americano a Washington, “tentativo di abbattere la rappresentazione simbolica di una democrazia“. Quante volte, però, ci sono stati tentativi simili, andati a buon fine, che hanno dato vita a una tirannia? “C’è una spinta al male presente in ognuno di noi” dice Augias durante lo spettacolo, ma essa – come ogni violenza, come ogni razzismo – “può essere contrastata solo dalla conoscenza, lo studio e il sapere“. Nello spettacolo Ovadia e Augias riprendono anche il fatto di cronaca delle svastiche comparse sui muri a Ferrara. La conoscenza è “il freno di se stessi” a ogni latente violenza, “è sapere che essere migliori è possibile“.

Di questa giornata vorrei solamente che fosse cambiata la denominazione – sottolinea Moni Ovadia – e diventasse ‘il Giorno delle Memorie’, sennò quello che celebriamo il 27 gennaio è il giorno della falsa coscienza“. Già la memoria ha in sé diverse memorie, perché non solo gli ebrei furono colpiti dalla violenza senza fine. Per Ovadia “la Shoah, che è stata il paradigma assoluto della brutalità“, si deve essere considerata come “una sorella maggiore che abbraccia le altre memorie e le porta con sé, garante di ogni memoria, di allora e anche di quelle successive, contro ogni genocidio, ogni sterminio“. 

È per noi un dovere etico e civile far funzionare le nostre istituzioni culturali, seppur adeguandoci ai tempi difficili che il mondo della cultura e degli spettacoli sta passando” è il commento di Marcello Corvino, coadiutore artistico della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara. Dovere “sancito all’articolo 9 della nostra Costituzione, volto a tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione“. È pertanto necessario quanto mai “continuare a realizzare le nostre attività, che non si esauriscono con la mera produzione di spettacoli“. Per questo, nella Giornata della Memoria, il teatro assume un importante impegno. “È nostro compito – conclude Corvino – realizzare iniziative che coinvolgano i giovani e le realtà scolastiche, come con il racconto a due voci ‘A cosa serve la memoria’, che ha ideato per il nostro Teatro e che ha condiviso con Moni Ovadia e tutto il nostro pubblico. Ne siamo siamo felici e onorati“.

Lo spettacolo è una produzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Rotaract Club di Agrigento e Comune di San Severo, con il sostegno di Ministero per i Beni e le attività culturali e per il Turismo, Regione Emilia Romagna, Comune di Ferrara e Bonifiche Ferraresi. L’iniziativa rientra nella serie di appuntamenti del Comitato provinciale 27 gennaio della Prefettura, Comune di Ferrara e Istituto di Storia contemporanea di Ferrara.

L’intervento del sindaco Fabbri: “Shoah ferita aperta, ricordiamo vittime e chi si oppose a persecuzioni. Da Ferrara grande contributo alla testimonianza

“Furono oltre 150 i ferraresi deportati a Fossoli e da qui nei lager, solo cinque sono stati quelli che hanno fatto ritorno. Nella nostra città la ferita della Shoah si è fatta sentire in maniera ancora più marcata. Perché Ferrara, come tutti sappiamo, ha una lunga tradizione di accoglienza della comunità ebraica. Quando la Spagna cacciava gli ebrei, il duca Ercole I d’Este dava loro, proprio tra le mura cittadine, una nuova, ospitale, patria. L’orrore delle leggi razziali ha rotto in un attimo equilibri secolari, ha spazzato via quanto costruito nella storia. Ha creato una discontinuità lacerante nel tempo“. Così il sindaco di Ferrara Alan Fabbri nel suo discorso per il Giorno della memoria, trasmesso in apertura dello spettacolo di Moni Ovadia e Corrado Augias dal Teatro Comunale ‘Claudio Abbado’. Nel suo discorso Fabbri ha ricordato i deportati e “chi ha protetto i perseguitati, chi si è opposto alla follia“. Un ricordo particolare è andato al ferrarese Franco Schoenheit, ex deportato a Fossoli, poi a Buchenwald, morto il 14 gennaio 2020. Il primo cittadino ha inoltre richiamato la testimonianza di Cesare Finzi, espulso da scuola quando era bambino a causa delle leggi razziali, che in questi giorni ha parlato alle scuole da Faenza, dove si è trasferito da tempo. Un pensiero speciale Fabbri lo ha dedicato alla memoria di Enrica Calabresi, nata proprio a Ferrara, “una delle più grandi scienziate italiane del XX Secolo ma, nonostante questo, per decenni quasi cancellata, dimenticata“. Calabresi, incarcerata a Santa Verdiana, si sottrasse al destino di Auschwitz ingoiando veleno per topi. “‘La comunità israelitica di Ferrara era una piccola città dentro la città’, ha sottolineato Fabbri citando Giorgio Bassani. Qui la ferita della Shoah è ancora più aperta: la nostra è infatti una città che ha intrecciato la sua storia e la sua cultura alla presenza ebraica. Ed è significativo e di grande valore vedere come la nostra comunità sia oggi anche comunità di memoria” ha rimarcato il primo cittadino ringraziando “docenti, scuole, istituzioni, Istituto di storia contemporanea, Meis, comunità ebraica, università, Teatro comunale, artisti, tra cui proprio Moni Ovadia e Corrado Augias“, per il contributo da tutti offerto a un “ricco calendario di iniziative dedicate alla memoria“. “Un programma – ha detto Fabbri – reso ancor più significativo dalla capacità di organizzare eventi importanti pur nelle difficoltà dettate dalle disposizioni anti-Covid“.