Due casi sono stati scoperti fra il portuense e l’argentano. A Ferrara lavoratori in nero in una carrozzeria e a Riva del Po in un pastificio

I finanzieri del Comando Provinciale di Ferrara, nel corso dei controlli eseguiti per contrastare forme di lavoro irregolare, hanno sanzionato quattro imprese della provincia per aver impiegato lavoratori in “nero”. Ai titolari è stata applicata la cosiddetta “maxisanzione”, ossia una pena pecuniaria che va da un minimo di 1.800 euro a un massimo di 10.800 euro per ciascun lavoratore non dichiarato per i rapporti irregolari che non superano i 30 giorni (dal 31° al 60° giorno la sanzione va da 3.600 euro a 21.600 euro, oltre i 60 giorni da 7.200 euro a 43.200 euro).

Due casi sono stati scoperti fra il portuense e l’argentano. I finanzieri della Tenenza di Comacchio hanno trovato, nel primo caso, due lavoratori, di origine pakistana, intenti a lavorare “in nero” come commessi in un negozio etnico di generi di alimentari. Entrambi, pur con regolare permesso di soggiorno, erano sprovvisti di contratto di lavoro subordinato. Un ulteriore controllo è stato eseguito nell’argentano dalle Fiamme Gialle comacchiesi, dove in un laboratorio di confezioni per abbigliamento gestito ad imprenditori cinesi, è stato scoperto un lavoratore (sempre di etnia cinese) in nero.

Anche la Compagnia di Ferrara, nel corso delle attività di controllo economico del territorio ha verbalizzato due imprese per aver impiegato lavoratori “in nero”: la prima, una carrozzeria di Ferrara, al cui interno sono stati trovati due dipendenti residenti in città che, alla vista dei finanzieri, hanno peraltro tentato di nascondersi per sviare i controlli; la seconda, un pastificio di Riva del Po, dove sono stati individuati altri due lavoratori del posto, privi di regolare contratto. Uno dei due dipendenti, dai controlli incrociati immediatamente eseguiti all’atto dell’ispezione del laboratorio, è risultato percettore di reddito di cittadinanza, motivo per il quale non solo è stato denunciato per aver dichiarato il falso all’atto della presentazione della domanda, ma anche segnalato all’INPS per la revoca immediata del beneficio e il recupero di quanto illecitamente percepito. All’imprenditore è stata applicata la “maxisanzione” aumentata del 20%, perché ha impiegato alle proprie dipendenze una persona già destinataria di un sussidio pubblico. La norma non vieta l’assunzione di lavoratori svantaggiati purché vengano fatte le preventive comunicazioni all’INPS che deve procedere al ricalcolo del sussidio spettante all’intero nucleo familiare sulla base del nuovo ISEE, presentato dal richiedente/beneficiario.

L’attività della Guardia di Finanza in questo periodo emergenziale, è finalizzata ad assicurare il presidio di legalità per contrastare i fenomeni evasivi più gravi e insidiosi, di sfruttamento della manodopera irregolare o “in nero”, e di percezione dei contributi pubblici, sia in danno del tessuto imprenditoriale che opera secondo le norme fiscali e contributive, sia delle fasce di cittadini più deboli.