A quasi 10 anni dal sisma del 2012, riapre l’ala albertiana del Palazzo, domani il Museo torna visitabile nella sua integrità – LE FOTO

Domani, 23 ottobre 2021, sarà una data storica per Ferrara: torna infatti integralmente visitabile il Museo Schifanoia, a quasi dieci anni dalla chiusura causata dal terremoto del 2012. L’ala Quattrocentesca e quella risalente alla fine del Trecento, voluta da Alberto d’Este, sarà visibile al pubblico da domani.

Oggi, venerdì 22 ottobre, si è tenuta l’inaugurazione, con il ministro Dario Franceschini e il presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi. Presenti anche l’assessore regionale Mauro Felicori e l’assessore comunale Marco Gulinelli, Giovanni Sassu, curatore, Maria Teresa Gulinelli, conservatrice. Nel pubblico, tra gli altri, anche l’editrice Elisabetta Sgarbi e Giovanni Giannelli della ‘Ottorino Nonfarmale’, laboratorio che completò il restauro degli affreschi dei mesi.

È un museo straordinario, quando apre un nuovo museo è sempre un momento di festa“, ha detto il ministro Franceschini, sottolineando che si tratta di “una grande restituzione alla città“. “Ferrara deve mantenere alta la sua ambizione anche di fronte alle nuove sfide del turismo“, ha detto il titolare del dicastero alla Cultura, precisando: “Mi piacerebbe che si ragionasse per addizioni, la città ha zone di forte vocazione, il polo della letteratura, quello dell’arte moderna e contemporanea, quello dell’arte antica“.

È un periodo particolarmente fertile per Ferrara – ha osservato Sgarbi –. Oggi apriamo le porte di un museo ricostruito nella sua integrità, nel luogo più importante del Rinascimento nell’area della Padanìa. E oggi Schifanoia torna ad essere integralmente quel luogo di piacere, felicità e festa che ha voluto essere con Alberto e Borso d’Este“. “Nei circa 123 anni dalla nascita, Schifanoia è stato integralmente museo per soli 15 anni. Da oggi ci piace pensare che diventi realmente il museo della città, un luogo che racconta la storia di Ferrara con un linguaggio rigoroso ma moderno e comunicativo“, ha sottolineato Sassu, mentre la conservatrice Maria Teresa Gulinelli, nel presentare l’esposizione, ha sottolineato il ruolo urbanistico del palazzo rinascimentale, che fu “il fulcro di ampliamento della città nel sud est, tanto da essere chiamata addizione di Borso d’Este“.

Quella di oggi è una riconsegna al mondo, non solo a Ferrara o all’Italia“, ha poi sottolineato l’assessore regionale Felicori, rimarcando che la sfida oggi risiede anche nella “necessità di aprire il mondo della cultura a tutti“. “La Regione – ha aggiunto – è fiera di aver dato a questo restauro un contributo importante. Stanno venendo alla luce i risultati dell’imponente lavoro post sisma“. “Il cammino di rinascita si completa con la restituzione dell’ala voluta da Alberto d’Este, con un rinnovato linguaggio espositivo – ha evidenziato l’assessore Gulinelli –. La cultura è elemento indispensabile e urgente per innescare un processo di rinnovamento civile. E questo è il lavoro che stiamo portando avanti“.

Il nuovo Museo Schifanoia

Dopo la riapertura del Salone dei Mesi (giugno 2020) e l’inaugurazione dell’ala borsiana (maggio 2021), il cammino di rinascita si completa con la restituzione alla fruizione della porzione di edificio fatta costruire alla fine del Trecento da Alberto d’Este. Anche in questo caso, come era successo per i due precedenti appuntamenti, la rinascita non vuole dire semplice riapertura, ma un vero e proprio rinnovamento del linguaggio espositivo.

Le stanze albertiane, infatti, mutano radicalmente il loro aspetto per agevolare da un lato l’esposizione delle collezioni civiche, ora completamente riorganizzate, dall’altro il racconto dell’evoluzione dell’antica delizia.

La riconnessione di questa parte di Schifanoia con il resto del Palazzo restituisce ai visitatori non solo il monumento in sé, ma un museo più moderno, più ampio, più coinvolgente: sono 21 ora le sale da visitare, 1400 i metri quadri di percorso espositivo, circa 255 le opere da contemplare. A questo si uniscono diverse integrazioni multimediali che aiutano a conoscere la storia dell’edificio anche attraverso la ricostruzione virtuale delle diverse fasi costruttive del palazzo.

Un Museo che non si limita ad esporre, quindi, ma che cerca la dinamica del racconto, che mira non solo a custodire, ma anche a emozionare, proponendo al visitatore di guardare con gli occhi della modernità il patrimonio storico ed artistico civico.

La visita è pertanto un viaggio a tappe che prende avvio dal contesto urbano di Schifanoia, letto sin da subito in parallelo con la storia delle collezionismo che ha portato alla nascita del Museo Civico nel Settecento; si sviluppa attorno al tema fondamentale delle ceramiche di raccolta e di scavo come testimonianza della vita quotidiana degli Este nella delizia di via Scandiana; per poi incontrare la figura straordinaria di Leonello, il raffinato principe, che segna la nascita dell’umanesimo a Ferrara nel Quattrocento.

Dopo aver ammirato da vicino i frammenti di affreschi che decoravano l’ala albertiana nella prima metà del Quattrocento e l’introduzione al valore civico della riscoperta del Salone dei Mesi, la visita prosegue al piano nobile.

Il grandioso capolavoro del Rinascimento estense dedicato ai Mesi, rinato grazie alla nuova e magica illuminazione inaugurata lo scorso anno, accoglie il visitatore introducendolo, nelle sale successive, al cospetto delle opere dell’età di Borso, di Ercole I e dei duchi cinquecenteschi. Scendendo nei nuovi ambienti del museo il percorso prosegue con l’età della Devoluzione, della Ferrara barocca e della grande pittura sacra. La visita si conclude laddove tutto è iniziato: con le stanze dedicate al cardinale Gian Maria Riminaldi, padre spirituale del Museo Civico, che nel Settecento immaginò un museo “didattico” per la città ricco di oggetti e testimonianze del passato.

Il nuovo Museo Schifanoia spazia dalla miniatura del XV secolo (Matteo de’ Pasti e Guglielmo Giraldi) alla scultura del Quattrocento (Niccolò Baroncelli, Domenico di Paris, Sperandio Savelli) e del Settecento (Antonio Canova), dalla pittura rinascimentale del Salone a quella naturalistica e barocca (Carlo Bononi, Scarsellino, Giuseppe Caletti), dalle ceramiche graffite di età estense alle medaglie umanistiche (Pisanello) fino ai conii e ai punzoni pontifici. E tanto altro ancora: una storia a più voci che racconta, attraverso la pluralità delle tecniche artistiche e dei linguaggi espositivi, la bellezza e la ricchezza del museo civico più importante della città di Ferrara.

Il percorso

Al nuovo allestimento dell’ala di Alberto di palazzo Schifanoia si accede alla sinistra dell’ingresso principale di via Scandiana 23. Un maxischermo introduttivo conduce i visitatori alla scoperta della storia dell’antica delizia estense, tra addizioni e sottrazioni, fino ai giorni nostri. Da qui la visita prosegue con la celebre pianta di Andrea Bolzoni e la rielaborazione ottocentesca di Filippo Borgatti della città all’alba della devoluzione, per collocare Schifanoia nel tessuto urbano. Qui si raccontano anche le origini del Museo Civico, il cui nucleo più antico risale al XVIII secolo, originariamente collocato a palazzo Paradiso. Nelle sale successive si possono ammirare, tra le altre cose, le: ceramiche di Giovanni Pasetti acquisite dal museo nel 1935. Vi si trovano boccali, sottocoppe, mattonelle, ciotole, pentole, brocche, piatti finemente decorati risalenti al XV-XVI secolo, oltre al manoscritto dello stesso Pasetti, ‘ceramiche del ducato’.

Sala Leonello d’Este espone poi i cofanetti decorati in osso e pastiglia di fine XIV e metà XV secolo. Particolarmente suggestivo quello donato dalla famiglia Brunello, risalente ai primi anni del 500, con storie di miti ed eroi romani.

E poi: il foglio del breviario di Leonello, le fusioni opera di Pisanello e il raffinato polittico in alabastro con le storie della passione di Cristo, di maestranza inglese e risalente alla prima metà del XV secolo.

Giunti a questo punto si sale, ammirando i frammenti affrescati alle pareti. Nella sala dei Busti è esposto il Corale Olivetano di Guiniforte Solari di inizio 1400. Ancora: la stanza di Leonello è dominata dal motivo Trecentesco della bifora. Nei locali attigui disegni e le ricostruzioni preparano alla visita del Salone dei mesi, anche con disegni a firma di Giuseppe Mazzolani e risalenti a fine 1800. Si sale nel Salone dei Mesi per poi accedere, da qui, alle sale Quattrocentesche inaugurate a maggio di quest’anno.

Il progetto museografico è stato curato dai Musei di Arte Antica (Giovanni Sassu e Maria Teresa Gulinelli), il progetto di allestimento da QB Atelier (Filippo Govoni e Federico Orsini), con la collaborazione della Fondazione Ferrara Arte per i metodi e le tecniche espositive, l’illuminotecnica e gli apparati didascalici. La realizzazione è stata coordinata dal Servizio Beni Monumentali e ha beneficiato di contributi della Regione Emilia-Romagna nell’ambito della Legge Regionale 18/2000.