
Controlli sui “buoni spesa” e su coloro, privati e imprese, che hanno percepito “misure di sostegno” introdotte dal Governo per far fronte alla crisi in atto
Per difendere le famiglie, i lavoratori, gli imprenditori e i professionisti che hanno subito un effettivo danno e continuano a versare in uno stato di crisi, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ferrara, sta mettendo in atto una serie di attività per scoprire eventuali illeciti nella percezione delle “misure di sostegno” introdotte dal Governo per far fronte alla crisi in atto e contenere gli effetti negativi sul tessuto economico e sociale.
La Guardia di Finanza di Ferrara, che sta adeguando il proprio dispositivo di vigilanza sempre con lo scopo di sostenere l’economia sana della provincia ferrarese ha avviato, già da tempo, tramite i propri Reparti presenti sul territorio, mirate azioni di servizio tese ad individuare quei furbetti che danneggiano, soprattutto, i reali bisognosi delle “misure di sostegno” alla famiglia, al lavoro, alla liquidità, sulla base degli elementi raccolti attraverso le interrogazioni delle banche dati in uso e di quelli pubblicamente disponibili.
Per l’avvio dei controlli sui “buoni spesa”, sono stati già richiesti a diversi Comuni della provincia gli elenchi di coloro, oltre 6.500, che hanno usufruito della particolare misura di sostegno alla famiglia. Le Fiamme Gialle ferraresi, sulla base degli elenchi forniti e degli incroci dei dati elaborati attraverso le “banche dati” in uso, hanno finora analizzato oltre 500 autodichiarazioni diverse centinaia di autodichiarazioni presentate dai beneficiari che devono certificare, oltre allo stato di bisogno, di essere in possesso di vari requisiti, fra i quali, ad esempio: aver subito una riduzione significativa del proprio reddito familiare, avere a carico nel proprio nucleo familiare minori e/o anziani, avere un’ISEE al di sotto delle soglie per accedere alle prestazioni sociali agevolate, avere disponibilità liquide non superiori a un determinato importo (dai 6.000 € ai 10.000 €), essere disoccupati o inoccupati o essere stati messi in cassa integrazione, aver sospeso la propria attività commerciale a artigianale.
La particolare misura di sussidio alle famiglie è stata introdotta con l’Ordinanza del Capo di Protezione Civile nr. 658 del 29 marzo 2020, con la quale sono stati stanziati ingenti fondi a favore dei Comuni, rimettendo agli stessi l’individuazione dei criteri di assegnazione, al fine di soddisfare le necessità più urgenti ed essenziali quali il sostentamento per l’acquisto di alimenti e farmaci.
Le irregolarità finora scoperte sulle centinaia di posizioni analizzate (30 sono i casi irregolari accertati, distribuiti nei Comuni di Argenta, Bondeno, Ferrara, Fiscaglia, Portomaggiore e Terre del Reno), riguardano le false attestazioni in ordine alla riduzione dei redditi percepiti (condizione in realtà mai verificatasi), all’ammontare delle disponibilità liquide sui conti correnti del nucleo familiare (in alcuni casi ben superiori alle soglie variabili stabilite in autonomia dai Comuni per l’ottenimento del contributo), alla percezione di altre tipologie di sussidio quale il reddito di cittadinanza (condizione omessa), presentate dalle persone che hanno redatto le domande di sussidio per loro e per il rispettivo nucleo familiare.
Sempre nel settore delle “misure di sostegno alla famiglia”, con particolare riferimento al “reddito di emergenza per le famiglie”, fra le decine posizioni preliminarmente esaminate, sono state individuate alcune irregolari (finora sono 3, tutte accertate nel Comune di Comacchio) riferibili a soggetti che nella domanda presentata hanno omesso di comunicare che uno dei componenti del proprio nucleo familiare percepiva redditi da lavoro dipendente che, se dichiarati, avrebbero portato al superamento della soglia di reddito ammessa per accedere al beneficio (dai 400 € per una famiglia composta da una sola persona fino a 840 € per una famiglia di 5 persone).
A carico delle persone che hanno percepito illecitamente sia i “buoni spesa” sia il “reddito d’emergenza” sono state irrogate le sanzioni amministrative (che vanno da un da un minimo di 5.164 € ad un massimo di 25.822 € senza superare però il triplo del beneficio indebitamente conseguito) e avviate le procedure per il recupero delle somme non spettanti.
Altre attività sono in corso con riferimento ai finanziamenti concessi a favore di piccole e medie imprese, persone fisiche esercenti attività di impresa, arti e professioni, agenti assicurativi, enti del “terzo settore” (nell’ambito delle cc.dd. “misure di sostegno alla liquidità”), le cui attività sono state danneggiate dall’emergenza COVID-19, secondo quanto attestato dagli interessati sulle dichiarazioni autocertificate prodotte. Ad oggi sono oltre 5.500 i soggetti che in questa provincia hanno ottenuto finanziamenti fino a 30.000 €, totalmente garantiti dallo Stato per un ammontare complessivo pari a circa 300.000.000 €.
Nel contesto delle attività di avviate, è da segnalare la posizione irregolare di un ex imprenditore di un comune della provincia che è stato denunciato per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, poiché ha percepito il finanziamento pur avendo cessato la propria attività nel corso del 2018 (quindi prima dell’emergenza COVID-19).
I controlli eseguiti, in un periodo caratterizzato da una diffusa richiesta di sussidi pubblici per sopperire alle difficoltà connesse alla pandemia da Covid-19 in atto, si inquadrano nel contesto delle diversificate attività a tutela della “spesa pubblica” che la Guardia di Finanza, quale forza di polizia economico-finanziaria, opera costantemente allo scopo di assicurare che le misure di sussidio apprestate dallo Stato siano effettivamente destinate alle fasce più deboli e bisognose della popolazione e non siano invece preda di individui disonesti ed irrispettosi delle leggi.