
Falciano: “Un territorio che soffre e continua a gridare aiuto”
Sulla sponda del Canale Navigabile dal comune di Migliarino a quello di Ostellato, per oltre 4 km sono stati abbattuti alberi e cespugli.
Questo è solo uno degli esempi che negli ultimi mesi si sono verificati nella Provincia di Ferrara: “in poco meno di 3 mesi – denuncia Marco Falciano, Coordinatore GGIV Provincia Ferrara – tra gli abbattimenti verificati al lido degli Scacchi per la realizzazione di una pista ciclabile, quelli realizzati da ANAS lungo la SS16, gli altri alberi rasi al suolo per la costruzione della nuova piscina comunale e infine quest’ultimo episodio, sono oltre 100 gli alberi, di età compresa tra i 30 e i 50 anni, scomparsi dal nostro territorio”.
Secondo Falciano fra le motivazioni di questi abbattimenti c’è il rischio idrogeologico: “un rischio idrogeologico che, per chi conosce e vive il territorio fluviale di Ferrara, è perlopiù dovuto ad incuria umana o carenze di manutenzione, la stessa incuria e scarsa lungimiranza che ha portato in questi decenni la Bonifica a sradicare ed azzerare i filari di alberi e cespugli posti a difesa degli argini di fiumi e canali. Senza alberi le strade cedono”.
Il coordinatore delle guardie ittiche pone l’accento sul fatto che “i nostri canali, finita la stagione agraria ed esaurito il loro scopo funzionale alle esigenze irrigue dei campi, vengono in gran parte prosciugati. La bonifica non rispetta il Minimo Deflusso Vitale (MDV), fondamentale per la tutela della biodiversità acquatica e, considerando il fatto che gli argini sono privi di alberature e radici che ne assicurino la stabilità, periodiche variazioni del livello idrico sono sufficienti per creare frane e cedimenti della sponda. In un contesto del genere, dove l’opera dell’uomo si pone in contrasto al patrimonio naturale, cancellando ed abbattendo l’esistente, ne consegue che il rischio idrogeologico e gli eventi di criticità non cesseranno mai”.
Falciano continua affermando la necessità di una riflessione su e intorno all’operato di “quegli enti pubblici che storicamente gestiscono il territorio, ma che negli anni hanno prodotto solo debiti e più posti di lavoro che opere di pubblica utilità. Gestire il territorio – conclude – non vuol dire azzerarlo e plasmarlo a seconda delle esigenze dell’uomo fino a distruggerne la biodiversità, ma purtroppo è quello che sta succedendo da decenni nel ferrarese. Un territorio che soffre e continua gridare aiuto”.