
L’indagine ha avuto inizio nel mese di maggio 2016
L’Operazione “Banda del Buco” prende il suo nome dal modus operandi utilizzato dagli indagati, che erano soliti effettuare un buco vicino alle maniglie delle porte basculanti dei garages per poi aprirli ed entrarvi all’interno, accedendo anche alle abitazioni delle vittime nel caso di collegamento diretto col garage forzato.
L’indagine ha avuto inizio nel mese di maggio 2016, a seguito di numerosi ritrovamenti di veicoli oggetto di furto, rinvenuti a Ferrara dall’inizio dell’anno e si è protratta fino al mese di novembre 2016.
I veicoli recuperati risultavano essere tutti stati asportati nella provincia di Ferrara ed in quelle di Bologna, Ravenna, Modena e Reggio Emilia, durante furti in abitazione. Nelle zone dove era stato consumato il reato, erano avvenuti veri e propri raid predatori, essendo sempre colpite più abitazioni nel corso della stessa notte.
Queste circostanze, portavano a ritenere che vi fosse stanziata a Ferrara una batteria di soggetti, abitualmente dedita a tale tipologia di furti.
Attraverso l’analisi tecnica di dove erano avvenuti alcuni furti o di dove erano avvenute delle “fughe” da pattuglie dei Carabinieri, da parte di soggetti sorpresi a Ferrara a bordo di vetture rubate, si risaliva ad alcuni degli indagati, attraverso i quali si riusciva in seguito ad individuare gli altri soggetti coinvolti, tutti originari della Moldavia e dell’Ucraina, tra cui molti richiedenti protezione internazionale ed alcuni irregolari sul territorio italiano.
Le indagini si sono sviluppate attraverso tradizionali servizi di O.C.P., nonché una meticolosa attività di sorveglianza tecnica nei comprensori degli indagati.
L’attività investigativa è risultata molto complessa, considerando l’elevato numero di persone coinvolte, le quali erano solite muoversi pressoché esclusivamente con vetture rubate, usando spesso “l’accortezza” di spegnere i telefoni cellulari prima di recarsi sugli obbiettivi.
Nel corso dell’attività sono stati recuperati 22 veicoli rubati e restituiti agli aventi diritto, nonché materiale compendio di furto anche in questo caso restituito poi alla parti offese.
L’obiettivo principale degli indagati erano biciclette di valore destinate principalmente al mercato dell’Est Europa e ciò avveniva perlopiù attraverso uno degli indagati il quale curava i contatti con corrieri compiacenti che abitualmente seguono la tratta Italia/Ucraina/Moldavia. Nei vari raid predatori i soggetti, oltre ad impossessarsi delle biciclette, asportavano dalle abitazioni anche attrezzi edili, da giardinaggio, apparecchiature elettroniche, abbigliamento e quant’altro poteva essere rivenduto. Tutta la refurtiva veniva caricata sulle autovetture che venivano spesso rubate durante i raid predatori, allorquando i soggetti riuscivano a reperire le chiavi dei mezzi.
Una parte degli indagati, era specializzata anche nei furti sulle autovetture in sosta (mediante rottura del deflettore), dalle quali venivano asportati effetti personali, navigatori satellitari, denaro ed occhiali di marca.
Oltre alla refurtiva destinata all’estero ai connazionali, è emerso che nella comunità degli immigrati ucraini e moldavi stanziati a Ferrara, esiste un vero proprio mercato parallelo di merce rubata, che a volte viene commissionata dai “black market” dei Paesi dell’Est Europa.
I reati avvenivano sempre in orario notturno con le vittime all’interno delle proprie abitazioni, complessivamente sono stati accertati nr.55 tra furti e tentati furti e nr. 60 episodi di ricettazione.
Le zone colpite sono state le province di Ferrara, Bologna, Ravenna, Modena e Reggio Emilia.