L’intervista al presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi anche sulla situazione emiliano-romagnola

L’Italia intera – come è noto – è ad alto rischio sismico

Sale il bilancio delle vittime del sisma devastante che questa notte ha colpito il Centro Italia, tra Lazio e Marche. Sarebbero, finora, 241 i morti accertati secondo l’Ansa, ma tanti cittadini sono ancora sotto le macerie nelle quali si continua incessantemente a scavare.

Per avere una visione più chiara di quanto accaduto abbiamo raggiunto telefonicamente il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Francesco Peduto.

“La zona dell’Italia centrale colpita è riconosciuta come ad alto rischio sismico – ha spiegato Peduto – del resto come la quasi totalità della catena appenninica, da nord a sud. Questa notte si è mossa una faglia appenninica di tipo distensivo. Ma l’Italia intera – come è noto – è ad alto rischio, proprio perché è un paese geologicamente giovane, situato tra due placche, quella africana e quella euroasiatica”.

Sulla percezione che anche in Romagna si è avuta del terremoto di questa notte, il geologo ha spiegato: “È piuttosto normale che, a seconda delle vie di propagazione delle onde sismiche, esse si avvertano anche a lunga distanza. Non c’è nulla di anomalo in questo”.

Per quanto riguarda il rischio sismico in Romagna?

“È una zona non esente da problemi – spiega -. Il passato – oltre all’evento del 2012 – non ha risparmiato eventi anche molto importanti. In generale il rischio è più spinto lungo l’Appennino e poi meno eclatante man mano che ci si allontana da esso. Ma non ci sono territori totalmente esenti”.

L’unica strada per prevenire tragedie come quella di questa notte sembra essere la prevenzione: “Noi geologi da anni diciamo che in Italia siamo ben lontani da una cultura di prevenzione. Innanzitutto sarebbe necessaria una normativa più confacente alla situazione del territorio italiano. Noi proponiamo un fascicolo del fabbricato con una classificazione sismica degli edifici. Se i proprietari fossero obbligati a rimuovere il rischio sismico da essi molte cose inizierebbero a cambiare. Fondamentale anche un piano del Governo per mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici”.

Infine sulla prevenzione nelle scuole Peduto spiega: “Perché cresca la coscienza civica dei cittadini nell’ambito della prevenzione sismica bisognerebbe cominciare a fare una seria opera di educazione scolastica che renda la popolazione capace di reagire a questi eventi. Non dimentichiamo che, secondo alcuni studi, una percentuale tra il 20 e il 50% dei decessi, in questi casi, è causata da comportamenti sbagliati”.

 

C. Nardi