Per un’ernia aveva difficoltà motorie

 

All’ospedale S. Anna di Cona è stato effettuato un intervento complesso, per un’ernia discale dorsale con danno del midollo situata nella zona del torace. L’ernia si trovava in una parte del corpo difficilissima da trattare; tanti i punti interrogativi per le conseguenze di un‘operazione piena di rischi. Questi gli elementi della vicenda che vede protagonisti i medici ed il personale sanitario dell’ Ospedale S. Anna, che ad ottobre hanno messo in campo la loro esperienza per aiutare un giovane sacerdote residente a Bologna.

L’INTERVENTO. La zona del torace è la sede più rara dalla quale può fuoriuscire un disco e questo implica una difficoltà dell’intervento chirurgico non solo durante ma anche dopo. Peggioramento del danno, instabilità della colonna vertebrale, emorragie, danni ai polmoni fino ad arrivare alla paralisi: questi tutti i rischi che i medici hanno dovuto calcolare. Una responsabilità che Michele Alessandro Cavallo e Pasquale De Bonis, rispettivamente Direttore del Reparto di Neurochirurgia e Dirigente Medico della stessa Unità Operativa, hanno deciso di prendersi per aiutare il sacerdote. Accanto alla loro regia sono stati coinvolti diversi professionisti, che sono andati a comporre un vero e proprio team multidisciplinare: i neuroradiologi Massimo Borrelli e Andrea Saletti, la Direttrice del Reparto di Neurofisiologia Valeria Tugnoli, la neuroanestesista Manuela Pellegrini ed il Direttore del Reparto di Chirurgia Generale e Toracica Giorgio Cavallesco.

Prima dell’intervento chirurgico il neuroradiologo Saletti ha studiato, mediante l’angiografia, il percorso di un’arteria che irrora il midollo per poterla evitare durante l’operazione. Quindi Valeria Tugnoli ha preso in esame quale fosse la funzione residua del midollo. La mattina dell’intervento, per poter individuare la vertebra corretta, Borrelli ha “marcato” la vertebra sovrastante l’ernia attraverso l’utilizzo di cemento introdotto con tecnica percutanea. L’intervento chirurgico viene quindi effettuato, monitorando costantemente la funzione del midollo. Giorgio Cavallesco ha aperto il torace e Pasquale De Bonis con Michele Alessandro Cavallo hanno rimosso completamente l’ernia ed hanno bloccato quel tratto di colonna vertebrale con viti in titanio.  Nel vuoto lasciato dall’ernia rimossa è stato introdotto un pezzo di costola del paziente stesso. Dopo un giorno in terapia intensiva il sacerdote è stato trasferito all’interno del Reparto di Neurochirurgia. Già dalle 24ore successive alcuni miglioramenti: il paziente avverte le gambe più leggere. Dopo soli tre giorni inizia a muoversi.

Tutto comincia a settembre 2014 quando il don ha difficoltà nel muovere le gambe fino ad arrivare ad avere problemi nel camminare e quindi vivere a pieno gli impegni della quotidianità. “All’inizio sentivo solo una gamba rigida poi la situazione è precipitata e ho iniziato ad avere forti dolori fino ad arrivare a vere e proprie difficoltà a muovermi. Non riuscivo più a prendere l’autobus e a spostarmi. Non nascondo che ero timoroso – racconta don Raffaele – perché avevo capito che la situazione era molto seria e c’erano tanti rischi. Ho riposto la mia fiducia nei medici ed ora sto meglio anche se mi aspetta un percorso di riabilitazione”.

 

Il team multidisciplinare che ha eseguito l’intervento. Da sx: Cavallesco, Pellegrini, Cavallo, Borrelli, Tugnoli, De Bonis.