
Ferrara – L’arcivescovo di Ferrara e Comacchio, prima di prendersi qualche giorno di ferie, ha scritto alla comunità di Ferrara per ribadire che “Non è consentito a nessuno, meno che mai alle Istituzioni Pubbliche, di assumere il compito di discriminare tra forme culturali, sociali e religiose, approvandone alcune – magari quelle che sono in linea con l’ideologia di coloro che guidano le Istituzioni stesse – piuttosto che altre, ingenerando così una disparità di considerazione e di trattamento tra le varie realtà presenti nella società.”, riferendosi alle posizioni di buona parte del mondo politico e culturale di Ferrara sulle discriminazioni contro gli omosessuali.
Alle parole del Vescovo Negri ha risposto Massimiliano De Giovanni, Presidente di Arcigay Ferrara.
“Non sono stupito dalle parole dell’arcivescovo Negri, perché sta impartendo, come è tenuto a fare, un insegnamento conforme alla dottrina della Chiesa in materia di omosessualità.- ha spiegato De Giovanni - Tuttavia non vi sono e non possono esservi diritti scaturenti dalla tutela del sentimento religioso individuale non assimilabili a quelli altrimenti tutelati nell’ambito di una società che assicura il massimo delle libertà possibili. Come l’arcivescovo di Ferrara sottolinea, non dovrebbe essere consentito a nessuno di assumere il compito di discriminare tra forme culturali, sociali e religiose. Tantomeno alla Chiesa.
Lo striscione “Ferrara condanna l’omofobia e la transfobia” non lede nessuna libertà individuale. Semmai manifesta il legittimo pensiero delle istituzioni ferraresi, racchiudendo un semplice e sacrosanto principio di inclusività e rispetto.
D’altra parte, lo stesso annuncio cristiano è un messaggio di liberazione che dovrebbe riguardare le creature di Dio, a prescindere dalla razza, dal genere, dalla condizione o dall’orientamento sessuale.
Credo da sempre nelle libertà individuali, a cominciare da quella del bisogno e del pensiero, e non posso che rispettare anche la libertà religiosa individuale.
In Italia, però, troppe persone si nascondono dietro una croce per non ammettere di essere profondamente e ciecamente intolleranti, perché è proprio la più vile sottocultura omofobica a essere propagandata con sicumera dall’integralismo cattolico.
Se lo Stato lascia la Chiesa libera di dissentire dai cambiamenti sociali e scientifici, altrettanto la Chiesa dovrebbe impedire che una credenza, una fede, un principio di coscienza divenga legge di Stato, per lo più laico. Un precetto non può e non deve essere un imperativo politico.
Non ho mai considerato la religione cattolica la mia cultura. La religione può essere uno dei tratti caratterizzanti di una cultura, ma in nessun modo può costituire la cultura stessa in termini assolutistici.
Alla Chiesa è già concesso di imporre i crocifissi nelle scuole, di attuare campagne di disinformazione sull’uso del preservativo, di barattare voti in cambio di leggi proibizioniste sul fine vita e sulla procreazione medicalmente assistita, di avere rappresentanti in Parlamento che equiparano provocatoriamente gay e pedofili, considerando un bacio omosessuale alla stregua dell’urina fatta per strada.
Non accetteremo nuove ingerenze e strumentalizzazioni, né ulteriori bavagli, perché la strategia di delegittimazione delle istanze per i diritti civili dei gay da parte degli integralisti religiosi è oggi più che mai intollerabile.
È per questo che chiediamo alla Chiesa di non supportare la criminalizzazione degli omosessuali in Italia: un Dio amorevole non condanna due persone che si amano solo perché appartenenti allo stesso sesso per nascita.
Negri non disattenda dunque il suo mandato e si occupi piuttosto di curare le anime dei propri fedeli, senza dimenticare che le vittime delle dittature del XX secolo – come di ogni altra dittatura del resto, laica o religiosa – sono stati spesso proprio i gay.”